venerdì 6 giugno 2014

Joanna e il suo paese

  - Non ho intenzione di passare la vecchiaia in questo paese. Voglio ritornare nella mia terra, dalla mia famiglia; voglio tornare a svegliarmi col canto degli uccelli, guardare fuori dalla finestra e veder gli alberi di cocco e banane. Voglio morire gustando ancora i sapori della mia infanzia: mango, cocco, banane, avocadi e canna da zucchero naturali. Voglio ancora ridere e sentire il cuore che si riempie di amore quando anche chi non ha nulla mi accoglie con un sorriso. Qui non è così, avverto una tristezza profonda e una costante insoddisfazione in chi mi sta intorno. L’egoismo, il menefreghismo...ne ho abbastanza...voglio andar via! Ma no, non posso, ho ancora un marito, dei figli. È vero, sono grandi, ma sento che hanno bisogno di me ed io non riesco a stare senza di loro. Gioisco quando sono con me e non posso trattenere le lacrime quando son via per lavoro. - Questi erano i pensieri di Joanna quel pomeriggio d’estate. Faceva caldo e lei era distesa sul divano a guardare uno di quei tanti film malinconici che passano alla TV quando la stagione televisiva giunge al termine.
  - No...ancora il telefono. Sono sicura che è mio marito e che ha bisogno di aiuto al lavoro. Ma io non ce la faccio proprio oggi. Mi sento affaticata, la pressione mi si sta abbassando.-
- Pronto?
- Si, sono io, come stai Julie? È tanto che non ti sento, volevo chiamarti per sapere come sta tua madre ma non ho ancora comprato la scheda. -
- Come?! Morta?! Anche lei! Ma...come?! -
- Il cuore...ma stava bene! Perché.....?! -
- Grazie Julie...ti richiamerò!
- Non sopporto questa lontananza! Li sto perdendo tutti senza poterli abbracciare...parto! Si, in un modo o nell’altro ce la farò...i soldi riuscirò a metterli insieme...devo almeno vedere l’unica sorella che mi rimane...e magari l’ultimo fratello in vita. -
- Mi sento morire! Il dolore che mi porto dentro diventa sempre più grande...ho male...non riesco a respirare...aiuto!!! -
  Le lacrime di Joanna continuarono fino a notte inoltrata. Per la prima volta nella sua vita non riusciva ad arrestarle. In passato era sempre riuscita a darsi un contegno ma questa volta era diverso. Sembrava che tutti i dolori accumulati durante la vita, piccoli e grandi, sortissero i loro effetti in quel giorno. Quella notizia aveva riaperto tutte le ferite che aveva nel cuore trasformandole in una piaga difficile da rimarginare di lì a poco. Anche il marito, giunto a casa dal lavoro, a stento era riuscito a capire ciò che lei gli volesse dire viste le lacrime che le impedivano quasi di parlare. Passò due giorni a letto, a piangere, digiuna, nutrendosi di succhi di frutta. Il terzo giorno si alzò, andò in agenzia e prenotò il suo viaggio. Sarebbe stata fuori un mese. Tornata a casa ricadde in quel doloroso silenzio che il marito, nonostante gli sforzi, non riusciva a penetrare.
- Ludovico, parto domenica. Starò via un mese!
- Si, ne ho bisogno. Devo pagare il viaggio ed eventualmente le spese di soggiorno. Mi dispiace, non posso fare altrimenti. Non voglio che tu venga, ho bisogno di essere sola e di capire delle cose. Non prendertela, non voglio escluderti ma è necessario che tu capisca che sto vivendo un dolore troppo grande e personale perché possa condividerlo con qualcuno. La tua comprensione sarà la prova dell’amore che nutri per me. -
  Dopo dieci ore di aereo Joanna arrivò nella sua terra. Le sembrava di trovarsi in uno dei gironi dell’inferno: strade dissestate, rigoli di acqua fetida ai lati della cosiddetta carreggiata con bambini che vi sguazzavano dentro. Visi sporchi e segnati dalla fame e dalla guerra. Sorrisi che non esprimevano gioia ma profonda sofferenza. La piaga del cuore di Joanna diventava sempre più profonda e le lacrime incominciarono nuovamente a farsi strada su quel viso liscio e giovanile che impediva a chi la osservava di capire esattamente quanti anni avesse.
- Julie, scusa ma non riesco a trattenere le lacrime. Questo non è il mio paese. Non è il paradiso che ho lasciato trent’anni fa e tantomeno la povera nazione, ma in via di miglioramento, che ho visitato tredici anni fa. Questo mi sembra un inferno...ma come fate a vivere qui?...Aiutami a sopportare questo dolore! -
  Joanna si sentiva lacerata. Non solo la sua famiglia stava pian piano scomparendo, ma anche il paradiso in cui era nata non aveva più nulla che spiegasse il perché di quell’appellativo. La terra a cui apparteneva, le sue radici, le sue origini, tutto sembrava scomparire davanti ai suoi occhi dandole la sensazione di cadere nel vuoto. Anche l’incontro con la sorella Lisette non le provocò gioia. Nell’abbracciarla ancora una volta iniziò a piangere. Quelle lacrime bagnavano i suoi ricordi di infanzia, i momenti di felicità e tristezza, le esperienze belle e brutte della sua vita, il viso di Lisette. Era invecchiata, le gambe gonfie, più taciturna del solito. Aveva la sua solita espressione di donna altezzosa mista all’umiltà dovuta all’invecchiamento.

- Che bello rivederti, Lisette. - Disse Johanna con la voce tremolante ed i sospiri pesanti per il troppo pianto. 

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