- Non ho intenzione di passare la vecchiaia
in questo paese. Voglio ritornare nella mia terra, dalla mia famiglia; voglio
tornare a svegliarmi col canto degli uccelli, guardare fuori dalla finestra e
veder gli alberi di cocco e banane. Voglio morire gustando ancora i sapori
della mia infanzia: mango, cocco, banane, avocadi e canna da zucchero naturali.
Voglio ancora ridere e sentire il cuore che si riempie di amore quando anche
chi non ha nulla mi accoglie con un sorriso. Qui non è così, avverto una tristezza
profonda e una costante insoddisfazione in chi mi sta intorno. L’egoismo, il
menefreghismo...ne ho abbastanza...voglio andar via! Ma no, non posso, ho
ancora un marito, dei figli. È vero, sono grandi, ma sento che hanno bisogno di
me ed io non riesco a stare senza di loro. Gioisco quando sono con me e non
posso trattenere le lacrime quando son via per lavoro. - Questi erano i
pensieri di Joanna quel pomeriggio d’estate. Faceva caldo e lei era distesa sul
divano a guardare uno di quei tanti film malinconici che passano alla TV quando
la stagione televisiva giunge al termine.
- No...ancora il telefono. Sono sicura che è
mio marito e che ha bisogno di aiuto al lavoro. Ma io non ce la faccio proprio
oggi. Mi sento affaticata, la pressione mi si sta abbassando.-
- Pronto?
- Si, sono io, come
stai Julie? È tanto che non ti sento, volevo chiamarti per sapere come sta tua
madre ma non ho ancora comprato la scheda. -
- Come?! Morta?! Anche
lei! Ma...come?! -
- Il cuore...ma stava
bene! Perché.....?! -
- Grazie Julie...ti
richiamerò!
- Non sopporto questa
lontananza! Li sto perdendo tutti senza poterli abbracciare...parto! Si, in un
modo o nell’altro ce la farò...i soldi riuscirò a metterli insieme...devo
almeno vedere l’unica sorella che mi rimane...e magari l’ultimo fratello in
vita. -
- Mi sento morire! Il dolore che mi porto dentro diventa sempre più grande...ho male...non
riesco a respirare...aiuto!!! -
Le lacrime di Joanna continuarono fino a
notte inoltrata. Per la prima volta nella sua vita non riusciva ad arrestarle.
In passato era sempre riuscita a darsi un contegno ma questa volta era diverso.
Sembrava che tutti i dolori accumulati durante la vita, piccoli e grandi, sortissero i loro effetti in quel giorno. Quella notizia aveva riaperto tutte le
ferite che aveva nel cuore trasformandole in una piaga difficile da rimarginare
di lì a poco. Anche il marito, giunto a casa dal lavoro, a stento era riuscito
a capire ciò che lei gli volesse dire viste le lacrime che le impedivano quasi
di parlare. Passò due giorni a letto, a piangere, digiuna, nutrendosi di succhi
di frutta. Il terzo giorno si alzò, andò in agenzia e prenotò il suo viaggio.
Sarebbe stata fuori un mese. Tornata a casa ricadde in quel doloroso silenzio
che il marito, nonostante gli sforzi, non riusciva a penetrare.
- Ludovico, parto
domenica. Starò via un mese!
- Si, ne ho bisogno.
Devo pagare il viaggio ed eventualmente le spese di soggiorno. Mi dispiace, non
posso fare altrimenti. Non voglio che tu venga, ho bisogno di essere sola e di capire
delle cose. Non prendertela, non voglio escluderti ma è necessario che tu
capisca che sto vivendo un dolore troppo grande e personale perché possa
condividerlo con qualcuno. La tua comprensione sarà la prova dell’amore che
nutri per me. -
Dopo dieci ore di aereo Joanna arrivò nella
sua terra. Le sembrava di trovarsi in uno dei gironi dell’inferno: strade
dissestate, rigoli di acqua fetida ai lati della cosiddetta carreggiata con
bambini che vi sguazzavano dentro. Visi sporchi e segnati dalla fame e dalla
guerra. Sorrisi che non esprimevano gioia ma profonda sofferenza. La piaga del
cuore di Joanna diventava sempre più profonda e le lacrime incominciarono
nuovamente a farsi strada su quel viso liscio e giovanile che impediva a chi la
osservava di capire esattamente quanti anni avesse.
- Julie, scusa ma non
riesco a trattenere le lacrime. Questo non è il mio paese. Non è il paradiso
che ho lasciato trent’anni fa e tantomeno la povera nazione, ma in via di
miglioramento, che ho visitato tredici anni fa. Questo mi sembra un
inferno...ma come fate a vivere qui?...Aiutami a sopportare questo dolore! -
Joanna si sentiva lacerata. Non solo la sua
famiglia stava pian piano scomparendo, ma anche il paradiso in cui era nata non
aveva più nulla che spiegasse il perché di quell’appellativo. La terra a cui
apparteneva, le sue radici, le sue origini, tutto sembrava scomparire davanti
ai suoi occhi dandole la sensazione di cadere nel vuoto. Anche l’incontro con
la sorella Lisette non le provocò gioia. Nell’abbracciarla ancora una volta
iniziò a piangere. Quelle lacrime bagnavano i suoi ricordi di infanzia, i
momenti di felicità e tristezza, le esperienze belle e brutte della sua vita,
il viso di Lisette. Era invecchiata, le gambe gonfie, più taciturna del solito.
Aveva la sua solita espressione di donna altezzosa mista all’umiltà dovuta
all’invecchiamento.
- Che bello rivederti,
Lisette. - Disse Johanna con la voce tremolante ed i sospiri pesanti per il
troppo pianto.
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